giovedì 3 aprile 2008

Cristianità come marketing di se stessi



La religione è una cosa molto seria. La spiritualità è un percorso difficile, accidentato e doloroso. In molte persone che ti vomitano addosso il proprio essere fedeli non scorgo nessun barlume di spiritualità. Probabilmente sbaglio ma io non riesco a concepire la spiritualità senza sofferenza, senza dolore, senza ricerca. Per me non può essere che un iter fatto di interrogativi, introspezione, di approfondimento, di studio, di critica e, soprattutto autocritica costante. Nel parlare con molte "persone devote" e "timorate" invece, ti accorgi che hanno una risposta preconfezionata per tutto. Non hanno bisogno di riflettere e di interrogarsi. Ma non c'è passione nel loro modo di essere religiosi, non c'è emotività, trasporto e, soprattutto, non c'è dubbio. A mio modestissimo parere non può esistere spiritualità se non esiste dubbio, perchè se non c'è dubbio non c'è ricerca e introspezione. Percepisco passione fredda e calcolo. Percepisco l'esigenza di dichiarare orgogliosamente la propria religiosità come volontà di associare la propria immagine ad un sistema di valori etici e morali superiori. Purtroppo in molti casi si tratta di un'operazione di marketing su sé stessi che punta a restituire un'immagine di sé che non rispecchia la propria vera natura ed il proprio stile di vita.

1 commento:

Unknown ha detto...

Scusa... e i Baustelle come si inseriscono in questo contesto markettaro?

Zozaze